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martedì 20 ottobre 2009

John Doe n. 5 di Bartoli, Recchioni e Burchielli (recensione)


Pesco dal lontano passato la recensione di John Doe n. 5. Approfitto della ristampa per modificarla qua e là.

John Doe n. 5
Io conosco JD
Soggetto: Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni
Sceneggiatura: Lorenzo Bartoli
Disegni: Riccardo Burchielli

Il quinto albo di John Doe, sceneggiato da Lorenzo Bartoli e disegnato da Riccardo Burchielli, ha la particolarità di dare finalmente spazio a Guerra, Fame e Pestilenza, i tre Cavalieri dell’Apocalisse che gestiscono la Trapassati Inc., ovvero l'azienda che pianifica i decessi degli esseri umani, assieme al grande capo Morte.
Viene accantonata la trama portante della serie che aveva caratterizzato i quattro numeri precedenti, cioè la fuga di John Doe dalla sua datrice di lavoro in seguito al furto della Falce dell'Olocausto, e il protagonista del fumetto compare solo in alcune sequenze ambientate nel passato.
Il presente invece è monopolizzato dai quattro immortali, dapprima seduti al tavolo da gioco, impegnati in una partita a poker che viene vinta con una "prepotente" scala reale dalla donna senza falce, e in seguito accomodati in prima fila in un teatro vuoto sul cui palco ciascuno degli sconfitti salirà per adempiere al particolarissimo debito di gioco, cioè raccontare una storia che, per volontà della vincitrice, ha per protagonista John Doe.
In questo modo vengono alla luce alcuni episodi del passato dell’ex direttore umano della Trapassati inc. Grazie al racconto di Guerra, incentrato sulla battaglia della Somme, si apprende come funzionava in concreto il lavoro di John Doe prima che "si licenziasse" e si scopre come ha conosciuto Tempo. Inoltre nel corso dell'albo si capisce che entrambe le eterne, Fame e Morte, nutrono per John Doe qualcosa di più di una semplice curiosità: Morte rompe il bracciolo della poltrona quando pensa a lui e Fame si comporta con lui come una ragazzina impacciata con ambizioni da femme fatale.


Proprio quest’ultima è il personaggio più interessante fra i quattro cavalieri. Spigolosa e fragile nel corpo come nell’anima; arrendevole e imperfetta, a conferma dei suggerimenti del suo volto sgraziato; assolutamente a disagio nei panni della seduttrice; e infine (e soprattutto) immensamente e infelicemente sola. E’ incredibile che JD sia riuscito a resistere alle attenzioni di una così amabile donna.
Viene più volte descritta anche una caratteristica piuttosto curiosa di Fame: la sua insaziabilità, la sua continua voglia di cibo. In più occasioni mangia in modo irrefrenabile: al tavolo da gioco vuole avere sempre vicino a sé biscotti e popcorn (se ne priva, probabilmente a malincuore, rovesciandoli in testa a Pestilenza; pag. 9); mentre ascolta il monologo di Guerra mangia con foga, rovesciando cibo dappertutto mentre si riempie la bocca (pag. 29); porta il cibo fino in camera da letto (torsolo di mela e panino, pag. 70).
E' stato proprio JD a farle scoprire la gioia del cibo, probabilmente trasformando la fame che la caratterizza - e che incarna - da mancanza di cibo a incapacità cronica di saziarsi. O forse è innamorata e trova nel cibo una valvola di sfogo...
Quando è il suo turno, Fame racconta di avere sfidato John Doe a farla mangiare con gusto; dopo avere fatto la schizzinosa e schivato le più raffinate portate dell’ormai usuale Ristorante al Termine dell’Universo, la ragazza deve arrendersi di fronte ad un piatto semplicissimo: una pizza!
Questo racconto nel racconto ha il notevole pregio di dare una bella e intrigante caratterizzazione del personaggio. Ben riuscite anche le altre due storie. Nell'episodio dedicato a Guerra viene giostrato bene il contrasto fra una trama volutamente lunga e contorta e un finale che si risolve in poche vignette, creando così un divertente effetto sorpresa. Anche l’ultimo siparietto con protagonista Pestilenza è piacevole e chiude degnamente un albo particolarmente felice e ricco di spunti.

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