La Fiera del libro dovrebbe essere una celebrazione delle parole più importanti, quelle meditate e destinate a essere ricordate a lungo. Eppure il direttore della Fiera Ernesto Ferrero dà prova di essere molto allenato nell'arrampicata sugli specchi e nelle frodi linguistiche.
Secondo Ferrero invitare lo Stato di Israele in occasione del sessantesimo anno della sua nascita non nasconde "nessun intento politico, propagandistico o celebrativo. Si tratta di far venire a Torino scrittori, musicisti, scienziati, artisti che fanno parte di una libera cultura, molto vivace, nota e apprezzata in Italia e nel mondo. (...) Noi invitiamo degli scrittori, non "lo Stato"."
Da Reset DOC
Ferrero è in buona compagnia. Luca Barbareschi del PdL:
"Israele è un Paese dove c'é libertà di espressione. E' un esempio di grandissima democrazia. Non mi sembra ci sia la stessa democrazia negli Stati palestinesi (...)."
Qualcuno spieghi a Barbareschi che i Palestinesi non hanno uno Stato!
Per concludere Gianfranco Fini ha fatto un infelice paragone fra l'assassinio di Nicola Tommasoli da parte di cinque delinquenti fascisti e le proteste contro la presenza di Israele al Salone, dicendo che queste ultime sono "molto più gravi perché non è la prima volta che frange della sinistra radicale danno vita ad azioni contro Israele che poi cercano di giustificare con una politica antisionista".
Che stia preparando un Bolzaneto bis per far sentire gli ospiti israeliani come se fossero a casa loro?
Galleria fotografica della Fiera del libro nel blog Torino 2.0
Vedi anche:
Valerio Evangelisti contro il Salone del libro
Manifestazione Nazionale per la Palestina a Torino
venerdì 9 maggio 2008
La Fiera del libro di Torino: dove le parole non valgono niente
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