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giovedì 19 marzo 2009

Stroncatura della Breve storia della letteratura a fumetti di Daniele Barbieri

Boris Battaglia parla del recente Breve storia della letteratura a fumetti di Daniele Barbieri:
"Il volumetto che Barbieri ha dato alle stampe, per i tipi di Carocci, in questi giorni (Breve storia della letteratura a fumetti) invece è un libro d’occasione, brutto e inutile
(...) Queste 170 pagine veicolano e sostengono, con il peso dell’autorità di “uno dei più noti studiosi del fumetto in italia”, due idee sbagliate." Continua su La brigata babeuf

10 commenti:

  1. "... la storia di un vero e proprio genere letterario". Ma a me pare che l'espressione "genere letterario" non compaia nemmeno una volta nel libro di Barbieri. Anche nella quarta di copertina di questo libro usa l'espressione "linguaggio". Da dove arriva la faccenda del "genere letterario"? Si può mica avere la pagina in cui apparirebbe?
    A me pare piuttosto di ricordare che già nei Linguaggi del fumetto Barbieri sosteneva che il fumetto non sia un genere (ne' letterario ne' altro) bensì un linguaggio...

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  2. Secondo me Boris Battaglia si riferisce a frasi come:
    "Il linguaggio del fumetto fa parte del linguaggio generale della narratività" (dall'introduzione, pag. 4)
    e "l'immagine del fumetto racconta, l'immagine dell'illustrazione commenta" (capitolo 1, pag. 13).

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  3. Ah, allora ha letto male, ok. Ha letto "genere" al posto di "generale" eheheh! Eh, càpita... :-)

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  4. A parte che quello che Barbieri non fa è sostenere che il fumetto sia un linguaggio. Diceva piuttosto, nel suo primo libro, che il fumetto usa determinati linguaggi.
    per ben tre volte invece, tra pagina 11 e pagina 12 della sua più recente fatica (non bastasse il titolo per questo)definisce la stessa : storia della letteratura a fumetti.

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  5. "storia della -letteratura a fumetti-". Mh. Un equivalente del concetto di "letteratura disegnata" di Pratt. Sì... C'è un concetto analogo anche in un progetto di legge in Parlamento. Vedo... Quindi Barbieri non dice che il fumetto sia un genere letterario. Dice che è letteratura (disegnata, o "a fumetti" come dice il p.d.l. citato). Ok. Allora avevo letto bene: Barbieri afferma che il Fumetto è Letteratura, come peraltro sosteneva anche Pratt (e non solo). Ok. Grazie del chiarimento. :-)

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  6. Ma la questione che si pone è anche: il fumetto è sia letteratura, sia linguaggio? E magari è anche arte? Nona o quattordicesima che sia...
    Per dire, il cinema, può essere linguaggio e arte insieme?
    E anche: il fumetto, se è letteratura, è da considerasi una delle tante letterature che esistono sulla faccia della terra, o no? Tipo: la letteratura cinese, la letteratura indiana, la letteratura nordamericana, la letteratura a fumetti...
    E se è linguaggio, inm che raporti è con gli altri linguaggi?
    Per carità, tutte disquisizioni sotanzialmente inutili, almeno per chi i fumetti li legge e per chi li fa. Ma per chi passa il tempo a dissertare su queste cose, magari sono stimoli interessanti, chissà...

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  7. Barbieri mi fa pensare a un medico che taglia a fette i cadaveri per scoprire come sono fatti i muscoli.
    E' interessante e lo fa bene, però il risultato non aiuta a capire cos'è quel quid che faceva di tutta quella carne un essere umano vivente.
    I linguaggi del fumetto, pur piacendomi molto, è un libro che serve a comprendere i meccanismi di certi fumetti (disegnati, magari con nuvolette, stampati) ma non ad arrivare all'essenza di cos'è "fumetto".

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  8. "Per carità, tutte disquisizioni sotanzialmente inutili, almeno per chi i fumetti li legge e per chi li fa."

    No, no! Utilissime per chi li legge e per chi li fa!
    Un autore, per fare fumetti privi dell'elemento della narrazione, deve ragionare a tavolino.
    Leggere in un saggio che il fumetto è narrazione non lo aiuta ad arrivarci e non dà ai lettori le basi per comprendere i suoi fumetti.

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  9. Mh. Dico solo più questo e poi stopo, ché non mi va di perdermi in lunghe discusisoni (non ho più l'età per queste cose, eheh!): l'analisi del fumetto penso sia inutile per chi fa fumetti. Nel senso che chi fa i fumetti, li fa senza sapere come li fa. Li fa e basta. Poi, peor cartià, anch'io in gioventù mi son perso dietro a Fresnault Deruelle e questo ha condizionato il mio modo maniacale di scrivere le sceneggiature. Ma facevo fumetti prima anche senza averne studiato il linguaggio. Battaglia, Pratt, Toppi ecc. non me li vedo a farsi pipe mentali sul Fumetto. Lo si fa e via. Se piace c'hai acchiappato, se non piace provi qualcos'altro. A chi lo legge, poi, se non è un fissato, può non fregargliene nulla di saperne di più: quel che lo interessa è il racconto, non la composizione dell'inchiostro. E così se lo gode com'è, di nuovo senza farsi tante pipe.
    Con questo non dico che lo Studio Scientifico non sia cosa buona e giusta, ci mancherebbe. Ma è inutile de facto per lettori e autori. E, anzi, in alcuni casi, è persino meglio non saperne troppo, magari sugli autori: si può scoprire che il fuemtto che ci paiceva tanto è fatto da un disgraziato che manderemmo volentieri in galera... :-)

    Ciò detto, io sono un fissato: a me piace proprio l'analisi scientifica del linguaggio fumettistico e lo studio della storia della letteratura disegnata e financo lo studio biografico degli autori. :-)) Ma è inutile per fare del buon fumetto o per godersi del buon fumetto: se ne può far senza.

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