Interrogata su Blatta di Alberto Ponticelli, la frizzante Paris Hilton risponderebbe "Non la mangio". Io purtroppo non sono Paris Hilton: niente eredità, niente filmino in rete e niente blatte al ketchup nella mia dieta. La mia risposta, più banalmente, è:
"Blatta è per metà claustrofobia e per metà agorafobia. E non perché lo suggerisce Ponticelli con qualche didascalia: leggendo il fumetto sembra di sentire il respiro affannato del palombaro. Anzi, sembra di essere nello scafandro al suo posto."
Oppure, con più spazio a disposizione: Blatta di Alberto Ponticelli.
Ho scritto la risposta breve per la Top Ten Lo Spazio Bianco 2008. La Top Ten ha attirato l'attenzione dell'autore Alberto Ponticelli e dei commentatori del suo sito secondo i quali volevo "farmi figo tirando in ballo percezioni non richieste come quelle climatiche, olfattive o altro".
Mi sembrava carino dare delle spiegazioni, visto che la mia descrizione di Blatta è un po' sopra le righe e restituisce poco dell'opera. Un po' di perplessità era comprensibile.
Così ho spiegato:
Quando ho scritto la motivazione avevo ben presente che l’immedesimazione del lettore nel palombaro non è il fine di Blatta ma più semplicemente lo strumento che serve ad annullare la distanza fra realtà del lettore e fantascienza del palombaro. E’ un modo molto crudo per dire al lettore che dietro a una scenografia fatta di cubicoli senza luce e antri bui si nasconde il suo mondo concreto del 2009.
Da un lato ho preso un elemento - l’immedesimazione - che sta alla periferia dell’opera e dall’altro lato ho cercato di combinarlo con una recensione criptica e ad effetto.
Praticamente le informazioni che ho dato su Blatta sono così scarse (c’è un palombaro e il fumetto è fatto in modo che il lettore si immedesimi in lui) che il lettore non riesce a farsi un’idea del fumetto. Ma non ci riesce nel bene e nel male: nel male perché gli manca un quadro chiaro di cosa sia questo fumetto e nel bene perché capisce che al di là del tema dell’immedesimazione c’è altro.
Quel che rimane è la suggestione di un palombaro con il respiro affannato nel quale il lettore sarebbe portato a immedesimarsi.
Anch’io rileggendo la motivazione (prima di spedirla allo Spazio Bianco) ho pensato che di Blatta c’era poco, però mi sembrava efficace. Se invece fa cagare decidetelo voi.
Ora siete in possesso degli strumenti ermeneutici adeguati per sollazzarvi in compagnia di Marta Cerizzi.
Inoltre:
Blatta: galleria di tavole e schizzi.
Foto da Noantri.
martedì 12 maggio 2009
Bacarozzi neri fritti alla fermata del treno (squisiti)
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Luigi Siviero
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