Ho scritto la seguente lettera ai quotidiani L'Adige e Trentino. Dubito che la pubblicheranno.
Per saperne di più su Monumentary Monument di Lara Favaretto: qua, qua, qua e qua.
Non ha niente a che vedere con i fumetti.
Gentile direttore,
sono allibito dal modo in cui la Fondazione Galleria Civica di Trento ha curato l'installazione site-specific di Lara Favaretto intitolata Momentary Monument e ha reagito alle critiche mosse da giornalisti, politici e persone comuni.
In seguito al crollo del muro di sacchi di sabbia che cinge il monumento a Dante l'opera dell'artista veneta ha cambiato radicalmente aspetto. Quella che era stata studiata per essere una barriera imponente, che doveva ergersi maestosa davanti ai visitatori impedendo la vista di quasi tutto il monumento (alto 18 metri), è diventata un muricciolo ridicolo e scalcinato che copre a mala pena la base dell'opera di Cesare Zocchi.
E' venuto meno lo scopo per il quale il muro è stato costruito: celare il monumento, nasconderlo, frapporre il muro fra le persone e il monumento ottenendo una scissione. Si tratta di un cambiamento radicale nel linguaggio dell'installazione che mi aspettavo fosse stato preso in considerazione dalla Favaretto. Pensavo che l'autrice avesse soppesato il cambiamento subito dall'opera e ne avesse tenuto conto quando ha deciso di inaugurare comunque l'installazione.
Una deviazione così incisiva rispetto al progetto originale può essere paragonata, nella lingua italiana, alla sostituzione del modo indicativo con il condizionale. "Correrei" invece di "corro". "Berrei" invece di "bevo". "Avrei voluto costruire un muro alto otto metri ma sono stato costretto a fermarmi a tre" invece di "ho costruito un muro alto otto metri".
Sabato pomeriggio mi sono recato in Piazza Dante per chiedere lumi alle dipendenti della Galleria Civica impegnate a spiegare il significato dell'opera ai curiosi. La signorina che ho incontrato, molto disponibile e preparata, è stata istruita a parlare dell'installazione come se fosse alta otto metri; come se fosse imponente e celasse il monumento a Dante. Come se la Favaretto avesse raggiunto il suo scopo e il muro fosse stato costruito in maniera impeccabile. Ho chiesto se Lara Favaretto aveva preso in considerazione la modifica subita dall'opera e aveva ripensato ai concetti che intendeva esprimere con l'installazione. La risposta è stata "No".
Trovo che questo approccio all'opera, che ovviamente non è da ricondurre alla signorina ma ai responsabili della Galleria, sia sintomo di leggerezza e pressapochismo. Posso capire che Lara Favaretto non abbia avuto la lucidità di prendere in considerazione il problema perché, in seguito al crollo, era al centro di critiche feroci ed era coinvolta emotivamente. Non riesco invece ad accettare che i responsabili della Galleria non abbiano avuto più sangue freddo e non abbiano dato suggerimenti adeguati per indirizzare il lavoro dell'artista.
Fosse questo l'unico problema...
Purtroppo ci sono altri particolari che mi lasciano perplesso. Li riassumo in modo schematico:
- il crollo: l'artista non è riuscita a maneggiare i materiali scelti per realizzare l'opera;
- in fase di progettazione non è stata presa in considerazione l'eventualità di un crollo. In teoria il crollo avrebbe potuto fare parte dell'opera se l'artista lo avesse previsto in anticipo (o se la Galleria avesse fatto presente all'artista questa possibilità) e avesse ragionato su un suo significato nell'economia dell'installazione. Invece il crollo ha spiazzato la Favaretto e la Galleria;
- l'attribuzione del crollo a un atto di vandalismo. La Galleria non ha fatto una bella figura aggrappandosi a una motivazione palesemente assurda pur di non ammettere che è stato un tantino ardito costruire un muro di sabbia alto otto metri sperando che non crollasse;
- la Galleria non corregge le bozze? Mi riferisco al testo con la spiegazione dell'opera data da Lara Favaretto.
Per me tutto questo non è arte contemporanea ma dilettantismo. Mi rifiuto di considerare certi aspetti di questa vicenda, che, dall'esterno e da lontano, mi sembrano il frutto di un supporto inadeguato dato alla Favaretto dalla Galleria Civica, come spazi lasciati alla soggettività e alla capacità dell'interprete.
Mi meraviglio che Danilo Eccher dichiari che "Trento ha perso il senso della civiltà". Forse è lui il rappresentante della Trento che ha perso il senso della civiltà, altrimenti si sarebbe scusato con Lara Favaretto e avrebbe misurato la risposta stizzita a tante critiche legittime.
Cordiali saluti
Luigi Siviero
Via Gramsci 28
Trento
luigisiv@yahoo.it
http://fumettidicarta.
domenica 11 ottobre 2009
Momentary Monument di Lara Favaretto: arte contemporanea o pressapochismo?
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Cristo, che imbecille che sei.
RispondiEliminaUn altro che impartisce lezioni di civiltà...
RispondiEliminaSe quel muro di 8 metri cascava addosso a qualcuno (mi sarebbe dispiaciuto per quel qualcuno) ci saremmo tolti dalle palle laura favaretto, il suo schifo di fortino e forse anche la galleria civica. Se quei soldi fossero stati impegati per illuminare a giorno piazzadante, ormai luogo offlimits durante la note per colpa di spacciatori, drogati, ecc.., forse sarebbe stato meglio.
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