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giovedì 25 settembre 2008

Problemi di razzismo per Dennis la Minaccia

Steve Bunch ha postato su The Vault of Buncheness una vignetta della serie Dennis the Menace realizzata da Hank Ketcham nel 1970.
Bunch ha scovato anche una breve lettera di scuse che il quotidiano Cleveland Press ha rivolto ai suoi lettori il giorno dopo la pubblicazione della vignetta:
"La vignetta di Dennis la Minaccia pubblicata ieri ha offeso diversi lettori del Press. Il Press si scusa per l'affronto causato dall'autore. Assicuriamo agli abbonati che una cosa del genere non succederà mai più."

Ancora oggi la vignetta viene mal giudicata per il presunto razzismo, per esempio su The Beat e The Stranger.
Io non sono sicuro che le intenzioni dell'autore siano razziste e nemmeno che sia involontariamente razzista la vignetta.
Il nodo della vignetta è "race trouble", che vedo come un riferimento alle riforme innescate pochi anni prima da Martin Luther King e dalla comunità dei neri. Nel 1970 la società americana viveva un profondo periodo di cambiamento e la gente iniziava a porre le basi per superare il problema razziale della disuguaglianza fra neri e bianchi. In questo clima un bambino viene travolto da un concetto - l'uguaglianza fra neri e bianchi - nuovo non solo per lui ma per buona parte della società americana, che nel giro di pochi anni ha dovuto fare i conti con il passaggio dalla convivenza con il razzismo più sfrenato, esteso a macchia d'olio negli Stati del sud, ad una situazione, seppur per nulla idilliaca, quasi agli antipodi rispetto a prima.
Come può reagire il bambino di fronte a questo cambiamento radicale di prospettiva? Se apprende alla lettera - e sottolineo alla lettera - l'insegnamento secondo cui tutti gli uomini sono uguali indipendentemente dal colore della pelle e nessuno deve essere superiore... il gioco è fatto (e anche la gag): interpreterà come razzismo la superiorità atletica del suo amico Jackson!

Trovo che ci sia molta ironia nell'accostamento fra il bambino nero raffigurato con i tipici tratti da macchietta del "Sì, badrone" e il tema dei problemi razziali, quasi una raffigurazione della tensione, ancora molto viva al tempo, fra la vecchia situazione fatta di pregiudizi e discriminazione e il nuovo che avanzava lentamente e faticava ad affermarsi.

Tra l'altro la vignetta non solo non è razzista vecchio stampo ma è avanti di un bel po' di anni ed anticipa la follia del politicamente corretto, dove la denuncia di razzismo non è più un modo per affermare i propri diritti ma un'arma di prevaricazione.

4 commenti:

  1. perfettamente daccordo con l'analisi che fai. l'unico appunto che si potrebbe fare è forse sull'eccessiva "stilizzazione" del bambino nero (gli manca solo l'osso al naso, in effetti...), ma è anche vero che non è lui il centro della gag, ma Dennis.

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  2. Si, ma una traduzione della vignetta no, eh?

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  3. "C'è un conflitto razziale fra me e Jackson.
    Corre PIU' VELOCE di me."

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  4. è tutto giocato sul fatto che "race trouble" vuol dire sia "conflitto razziale" che "problemi nella corsa".

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