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venerdì 22 gennaio 2010

Dylan Dog e l'eutanasia: il dibattito coinvolge i quotidiani e la politica


Nei giorni scorsi diversi quotidiani si sono interessati a Dylan Dog n. 280 di Roberto Recchioni e Massimo Carnevale, un albo nel quale l'indagatore dell'incubo viene colpito da una grave malattia ed è costretto ad affrontare un calvario ospedaliero.
Quasi tutti gli articoli possono essere letti anche in rete (manca all'appello un articolo di Liberazione):
- Roberto Alfatti Appetiti su Il Secolo d'Italia;
- Renato Pallavicini su L'Unità;
- Luca Telese su Il Fatto Quotidiano.

Infine (per ora) il Corriere della Sera ha intervistato il sottosegretario Eugenia Roccella.
La Roccella afferma: "Ambiguo difendere l’eutanasia come atto di pietà, gli intellettuali dovrebbero chiedersi: perché inseguiamo il mito del corpo sano e della perfezione e rifiutiamo la malattia e la sofferenza? Non è vero quel che dice Dylan Dog: 'C’è stato un tempo in cui ero un uomo...'. Anche malati, anche sofferenti si è uomini".
Roberto Recchioni ha scritto una breve replica nel blog Asso Merrill: "Sulla critica della Roccella il mio invito è a leggere più attentamente la storia: l'accettazione della malattia e della sofferenza è uno dei punti cardine dell'albo."


AGGIORNAMENTO
Oggi Liberazione ha pubblicato un'intervista a Roberto Recchioni. E' disponibile anche in rete nel sito del quotidiano.
"Il mio Dylan è un personaggio “moderato”, ovvero è a favore del testamento biologico, ma ha perplessità a staccare le macchine se la volontà del malato non è ben chiara, affermando “chi sono io per mettere in dubbio i miracoli?”. Io penso, invece, che le persone che ti sono care possano decidere, di fronte alla scienza che dice che le tue possibilità di recupero sono nulle, di staccare la spina. Lo trovo un atto di pietà.
(...)
Nel caso Englaro la famiglia ha portato varie testimonianze a dimostrazione di quale poteva essere la volontà della ragazza, mancava solo un documento fisico. Io ho rispettato molto la decisione del padre."

1 commento:

  1. AGGIORNAMENTO
    Oggi Liberazione ha pubblicato un'intervista a Roberto Recchioni. E' disponibile anche in rete nel sito del quotidiano.
    "Il mio Dylan è un personaggio “moderato”, ovvero è a favore del testamento biologico, ma ha perplessità a staccare le macchine se la volontà del malato non è ben chiara, affermando “chi sono io per mettere in dubbio i miracoli?”. Io penso, invece, che le persone che ti sono care possano decidere, di fronte alla scienza che dice che le tue possibilità di recupero sono nulle, di staccare la spina. Lo trovo un atto di pietà.
    (...)
    Nel caso Englaro la famiglia ha portato varie testimonianze a dimostrazione di quale poteva essere la volontà della ragazza, mancava solo un documento fisico. Io ho rispettato molto la decisione del padre."

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